giovedì 28 marzo 2024

L’eleganza senza tempo di Alberta Florence

Il brand Alberta Florence nasce nel 2014 dalla creatività di Giulia Mondolfi, architetto paesaggista con la passione per la moda ed il design. Seppur giovane, Alberta Florence è ormai una realtà importante e consolidata del mercato e dell’Artigianato Artistico fiorentino. Da ogni creazione traspare l’amore di Giulia per i luoghi della sua infanzia (Roma, Firenze e le sue colline, la Maremma), per l’arte e la natura, che si traducono in abiti, accessori e complementi di arredo. Il suo concept va oltre la moda, portando all’attenzione una vera e propria eleganza senza tempo.

Le collezioni Alberta Florence

D: Come nasce l’ispirazione per Alberta Florence e le sue collezioni?

R: Una bellissima domanda! Il mio processo creativo è diciamo “opposto” a quelli usuali dei brand di moda. Io parto dalle suggestioni che mi vengono date da libri, architetture, quadri, luoghi, paesaggi e film. Tutto si sedimenta ed improvvisamente prende vita nel momento in cui vedo un tessuto che coglie la mia attenzione. A quel punto vedo l’abito già finito. Nel caso di un abito su misura la fonte di ispirazione è il dialogo che si instaura con il cliente, la storia della sua vita, il suo modo di essere e muoversi vanno a definire l’abito che verrà confezionato.

D: Come definiresti lo stile che rappresenta Alberta Florence e che trasmetti alle tue creazioni?

R: Uno stile apparentemente semplice e portabile tutti i giorni che però racchiude sempre un dettaglio senza tempo ed unico. Il mio desiderio è che gli abiti possano essere facilmente portati da più generazioni come e una nipote e una zia. Dei pezzi che possano essere sempre attuali e vengano “tramandati” in famiglia come succedeva negli anni ’60.

Moda sostenibile di Alberta Florence

D: La sostenibilità nella la tua azienda ha ricevuto sempre un’attenzione particolare. Ed è un argomento che sempre più si sta sviluppando in tutto il mondo della moda. Come lo hai affrontato e come pensi si possa evolvere nel futuro di Alberta Florence?

R: Si parla tanto di sostenibilità in questo momento. Per me è stato naturale avere questo approccio alla moda. Ho deciso di affidare la produzione ad onlus e cooperative sociali perché è necessario ricentrarsi come collettività, riscoprirci uniti e comunità e curare le nostre ferite. Le persone con cui lavoro hanno fragilità, problematiche fisiche o sono ex-carcerati è un onore poter lavorare con loro hanno una forza ed una volontà fuori dal comune e mi è inconcepibile che vengano emarginati dalla nostra società.

R: Invece che dislocare la produzione all’estero ho deciso di formare nuovi artigiani in Italia e se possibile garantire un lavoro a persone capaci a cui l’attuale assetto della società non dà spazio. Ognuno di noi deve dare un contributo alla comunità, è doveroso e imprescindibile.

L’individualismo è da sradicare. Il mondo sta cambiando e credo che ognuno di noi debba impegnarsi per “ricucire” le lacerazioni profonde che la società dei consumi ha prodotto negli ultimi decenni.

Il progetto "Roots Light"

D: La situazione che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ti ha ispirato nella realizzazione del tuo nuovo progetto, che guarda ad una ripartenza verso il futuro, ma senza mai dimenticare l’eleganza classica del passato: “Roots Light: la luce è nelle proprie radici”. Che poi è, possiamo dirlo, il filo conduttore del concept di Alberta Florence. Vuoi raccontarci come è nato e come hai sviluppato questo progetto?

R: La parola chiave è: radici. E’ un insegnamento che mi porto dagli anni dell’università di architettura. Qualsiasi tipo di progetto deve partire dalla comprensione dei luoghi e delle radici sociologiche. Solo così è possibile costruire qualcosa di duraturo e coerente. È stato naturale porre le basi di Alberta Florence sui miei studi, le mie letture e sulla moda italiana degli anni 50 e 60 ma sempre mixando con una punta di attualità. Questo a mio avviso rende gli abiti senza tempo e dei pezzi unici.

D: Per presentare e promuovere “Roots Light: la luce è nelle proprie radici” hai realizzato un bellissimo cortometraggio, dal titolo omonimo, ambientato in alcune location storiche nei dintorni di Firenze. Quanto è importante per te il territorio?

R: La situazione che stiamo vivendo ci porta quotidianamente a porci delle domande sul nostro futuro come singoli e come comunità. Aspettare pensando di tornare alla vita di prima credo che sia un grande errore. Abbiamo la fortuna di poter vivere con ritmi diversi e riscoprire il territorio. Sono stata felicissima di poter girare a Villa Corsini a Mezzomonte che racchiude l’essenza della bellezza toscana e fiorentina. Dobbiamo riscoprirci orgogliosi e consapevoli delle nostre radici e del nostro patrimonio: è fondamentale! Le nostre architetture, i nostri paesaggi ed il nostro genio di italiani sono la nostra ricchezza a livello mondiale.

D: Cosa ti senti di consigliare a quanti, come te, sono giovani imprenditori e stanno affrontando questa attuale difficile situazione di incertezza?

R: Non ho una ricetta purtroppo. L’unica cosa che mi sento di dire è di tenere duro e navigare a vista facendo passi calcolati ma di non scoraggiarsi. Il mercato riprenderà con dinamiche differenti e l’importante è rimanere freschi, fluidi e recettivi per poter comprendere al meglio come intercettarlo.