Il profumiere toscano ci guida all’interno del suo mondo affascinante, dove le memorie e le sensazioni sono convertite in aromi, e ci fornisce anche un consiglio su come combinare eventi e profumi in maniera equilibrata. La parola serendipità trova la sua origine nella fiaba I tre principi di Serendip, nella quale i sovrani partono costantemente alla ricerca di un obiettivo e ne trovano un altro. Una casualità che, quindi, non è solo fortuita ma necessaria. E così, in modo quasi analogo, Lorenzo Villoresi si è imbattuto nel mondo dei profumi e delle essenze durante i suoi viaggi in Medio Oriente.
Profumi artigianali a Firenze
Quello che inizialmente era partito come un hobby, nel tempo, si è sviluppato in un interesse approfondito, per poi sfociare in una professione dettata dalla passione e da una vocazione dirompente; un percorso di crescita attraverso culture, ricordi, aromi e suggestioni, alla ricerca costante dell’innovazione e dell’eccellenza.
Un talento innato, che ha portato Lorenzo Villoresi a fondare la sua maison di profumeria a Firenze, e di affermarsi tra i più rinomati creatori di fragranze al mondo. Ogni sua creazione è una vera e propria produzione artistica, slegata da moda e tendenze del momento. Le fragranze di Villoresi sono concepite e nascono con l’obiettivo di convertire una visione, un ricordo o un’idea in un aroma capace di rievocare specifici momenti e sensazioni.
Lorenzo Villoresi è un vero e proprio artigiano dei profumi. Presso il suo atelier di via de’ Bardi, nel centro storico di Firenze, infatti, è ancora possibile realizzare fragranze su misura. Un’arte a tutti gli effetti, che, insieme al talento innato del profumiere toscano, ha scaturito un mix magico ed equilibrato, capace di dar vita a progetti innovativi e stimolanti. Ne è un esempio lampante il Centro-Accademia dell’Arte del Profumo, dove un vero e proprio “museo” degli odori e un giardino aromatico faranno da sfondo ad attività didattiche, formative e divulgative legate all’universo delle fragranze. Qui, adulti e ragazzi potranno scoprire il fascino e i segreti del mondo di Lorenzo Villoresi, quello dei profumi, che parte dalle civiltà antiche ma che è anche proiettato al futuro.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Lorenzo Villoresi, che ci ha permesso di dare una sbirciatina in questo suo settore dalle molteplici sfaccettature.
Il maestro delle fragranze artigianali
D: Caro Lorenzo, cosa ti ha spinto a voler intraprendere un percorso in un campo così complesso? Lo rifaresti?
R: Quando ho incominciato a interessarmi al mondo della profumeria, non sapevo, e forse non potevo nemmeno immaginare, quanto questo campo fosse complesso. Il caso ha voluto che, durante i miei viaggi di studio, soprattutto quelli in Egitto, io mi sia imbattuto in un mondo letteralmente pervaso da odori e profumi di ogni tipo (dal cibo, alle spezie, agli unguenti e agli incensi usati nei rituali, alle bevande aromatizzate e perfino il tabacco). Ho iniziato a collezionare e a miscelare fra loro essenze, estratti, piante aromatiche e spezie esotiche per hobby. Ben presto, l’hobby è diventato una passione e poi una vera e propria professione. Se lo rifarei? Sì. Anche se è stato molto impegnativo. Il mondo della profumeria di alta qualità è cambiato molto negli ultimi tempi. Tuttavia, io ho scelto un mio percorso. Non ho mai seguito mode e tendenze e continuo per la mia strada, come ho sempre fatto.
D: Fare impresa è sempre molto complesso. Quale, o quali, sono le sfide più importanti che avete intrapreso?
R: La più importante è forse la più recente: la creazione del nostro Centro-Accademia dell’Arte del Profumo. Si tratta di un progetto assolutamente innovativo, che ci impegna da molti anni, prima con la ristrutturazione della sede e ora con la definizione dei contenuti e l’organizzazione delle attività.
D: La Vostra azienda è ormai un punto di riferimento nel panorama internazionale della profumeria. Che cosa volete, o potete fare per consolidare la Vostra posizione?
R: Dobbiamo cercare di migliorare costantemente ogni aspetto della nostra attività, anche con nuove fragranze e prodotti originali, oltre che con un’ottima qualità del servizio. Con il centro Centro-Accademia dell’Arte del Profumo diamo anche un piccolo contributo allo sviluppo della conoscenza nel nostro settore.
D: Tutte le grandi marche del mondo hanno ormai almeno un profumo. Come vi differenziate dai prodotti industriali delle grandi marche della moda e del lusso?
R: Restando fedeli a noi stessi e cercando di migliorare il nostro ambito particolare cioè la profumeria di alta qualità. Questo perché i grandi marchi (e anche quelli meno grandi), non solo hanno uno o più profumi, ma firmano anche qualsiasi tipo di articolo, dagli orologi alle mattonelle per i bagni. È già difficile far bene il proprio mestiere e c’è un gran bisogno di qualità e autenticità. In questo momento, il nostro è uno dei settori più confusi, con centinaia di fragranze che escono ogni anno e con non poca improvvisazione. Le persone e gli appassionati sono confusi, ma lo sono anche i rivenditori, che non sanno più a cosa credere o cosa scegliere. Noi ci differenziamo, inoltre, per l’originalità, la qualità e il valore intrinseco delle nostre fragranze.
D: Sappiamo che avete studiato molte essenze in giro per il mondo per creare i vostri prodotti. Quanto conta la componente del viaggio per voi? Ed è ancora possibile scoprire essenze nuove?
R: Talvolta, anche oggi, il viaggio può essere importante. Ad esempio, abbiamo scoperto che in Messico esiste un albero che produce una resina odorosa, detta Copal, utilizzata già dalle popolazioni Maya come un incenso, che potrebbe essere prodotto e utilizzato in quantità molto maggiori. Invece, a Java, in Indonesia, dove si produceva tradizionalmente uno dei migliori Vetiver in assoluto, la produzione era stata interrotta, ma grazie anche a una serie di contatti, alcuni produttori si sarebbero detti disponibili a ricominciare la produzione. Lo stesso vale per il Sandalo, sempre più raro, così come per altre piante aromatiche di notevole interesse.
D: L’olfatto è un senso molto particolare per il corpo umano. Quanto e come cercate di legare le vostre essenze a sensazioni e a ricordi?
R: Cerchiamo di tradurre in profumo le sensazioni legate a una determinata visione. Ciò non deve essere necessariamente un processo tramite il quale si cerca di ricostruire la descrizione di una visione, ma di evocare le sensazioni a essa legate. Tradurre in fragranza una visione non è così semplice, perché ogni materia aromatica ha le sue caratteristiche peculiari ed è da usare nelle proporzioni corrette. Quindi, non basta prendere alcune delle essenze caratteristiche dell’ambiente che si vuole evocare e mescolarle fra loro. Bisogna curare tutte le sfumature e considerare che certe essenze sono molto potenti mentre altre molto delicate, alcune hanno un carattere sensuale e avvolgente e altre, al contrario, sono fresche e frizzanti. Bisogna bilanciare fra loro tutti questi elementi per ottenere una fragranza che sia non solo gradevole ma anche capace di emozionare.
D: Proprio perché un odore è sempre ricollegato ad una situazione, quanto conta per voi l’odore durante un evento? Avete consigli da dare ai nostri lettori?
R: L’odore legato a una situazione può essere decisivo in occasione di un evento. Tuttavia, poiché i gusti sono personali, consiglio di non abusare, perché ciò che piace ad alcuni può non piacere ad altri. Inoltre, l’olfatto non funziona come altri fra i nostri sensi, ad esempio, l’udito. Infatti, se alzo il volume della musica, la sento sempre più forte. Se, invece, aumento l’intensità e la quantità di un odore, avviene una sorta di assuefazione, per la quale quell’odore stesso si sente sempre meno e diventa superfluo.
D: Secondo te, in un evento, è possibile amplificare le sensazioni e gli odori del cibo attraverso una decorazione di piante e fiori fatta “ad hoc” in modo tale da sposare il menù?
R: Credo di sì. A volte ho visto che dei negozi di prodotti alimentari utilizzavano l’aroma del fungo porcino o del tartufo per suscitare interesse e stuzzicare l’appetito. Anni fa, un amico aprì un ristorante a Parigi, “Macis et Muscade”, dove i piatti erano preparati sfruttando anche essenze di spezie opportunamente diluite o sciolte in olio e burro. Si possono poi ottenere effetti gradevoli con armoniche decorazioni odorose che sposino il menù previsto.